Palermo, la Madonna del carcere Ucciardone

foto di Serena Marotta

È mezzogiorno e i raggi del sole avvolgono la piccola scultura ritrovata per caso 85 anni fa. La statua della Madonna risale al XVII secolo ed è custodita nel cortile interno del carcere Ucciardone. Qui, ogni mattina, come racconta il direttore, Maurizio Veneziano, il personale – passando davanti alla statua della Madonna, prima di iniziare a lavorare – si sofferma a farsi il segno della croce. È una scultura in marmo, protetta da un baldacchino neoclassico, attorniata da fiori e alberi, che fu ritrovata in un magazzino del carcere. Lasciata lì, con molta probabilità, sin dal 1840, anno in cui i detenuti furono trasferiti dalla Vicaria, le vecchie prigioni, alle nuove, appunto, quelle dell’Ucciardone.

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Palermo, Villa Giulia

(foto di Serena Marotta)

Nel 1787 Johann Wolfgang Goethe lo aveva definito “il più meraviglioso angolo della terra” ed è qui che – durante le sue visite – si fermava per leggere Omero. Siamo all’interno di Villa Giulia, la prima villa comunale realizzata a Palermo e la terza in Europa. Costruita tra il 1775 ed il 1777 per volere del pretore Antonio La Grua, marchese di Regalmici, prende il nome da quello della moglie del vicerè Marcantonio Colonna.

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Palermo, “Madonna della Grazia l’Averinga

Davanti alla porta del monumento c’è uno stendibiancheria. Siamo in via Giuseppe Albina, ad angolo con via Gabriele Vulpi, nel mandamento Cuba-Calatafimi, a Palermo: qui c’è l’edicola della “Madonna della Grazia l’Averinga”, o meglio c’era. All’interno della costruzione di tufi, oggi trascurata e in balia dei topi, rimane ben poco: “l’altare, un capitello e il recipiente”, spiega a “Italos” Andrea Napoli, 58 anni, proprietario del monumento. L’immagine della Madonna e le colonnine (una era stata rubata e poi recuperata) della trifora sono infatti custodite altrove.

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Palermo, fontane piazza Giulio Cesare

C’è pure una scarpa. Sì, una scarpa nera, proprio all’interno della vasca. Si tratta della fontana di Porta di Vicari, meglio conosciuta come Porta Sant’Antonino, che da via Maqueda conduce a piazza Giulio Cesare. E questa è solo la prima tappa del tour tra le sei fontane che si trovano in piazza. Le prime due, sono quelle laterali di Porta di Vicari. Il monumento, in cattivo stato di conservazione, fu edificato nel 1789-90, al posto di un’altra porta, aperta invece nel 1601.

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Palermo, fontana del “Garraffello”

L’unica forma d’arte presente in piazza Garraffello,oggi, sembra essere il murales disegnato su alcune palazzine fatiscenti. Sì, perché, la piccola fontana cinquecentesca è dimenticata e nascosta dalle numerose auto parcheggiate. Lì, al centro della piazza, nel cuore della Vucciria, a Palermo. Così, si assiste alla sua agonia, mentre continua a versare l’acqua dalle canne di bronzo con il suo getto scarso, che non segue più un orientamento preciso. Da anni si parla del recupero di quello che un tempo era il quartiere della “Loggia”, dove i mercanti genovesi, catalani e pisani trattavano i loro affari e il quartiere era un vero centro commerciale. Oggi in piazza c’è solo il degrado e i cumuli di rifiuti in ogni angolo, persino dentro la fontana. Cartacce e bicchieri di plastica all’interno, lattine, riviste e bicchieri sulla pavimentazione ormai danneggiata in più parti. Fu costruita nel 1591 da Vincenzo Gagini (ultimo figlio del celebre Antonello).

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Palermo, fontane di Porta Felice

L’aquila scolpita sul dorsale quasi non si distingue più, le spaccature su entrambe le vasche mostrano i segni lasciati dal tempo, mentre il colore bianco del marmo ha lasciato il posto a macchie variopinte, e l’acqua che ristagna all’interno delle vasche è ormai solo quella piovana. Si presentano così le due fontane laterali esterne di Porta Felice – uno dei monumenti fatto costruire dal vicerè Marcantonio Colonna e progettato da tre architetti del senato: Mariano Smiriglio, Pietro Novelli e Vincenzo Tedeschi tra il 1582 e il 1637 – che la “fantasia” del passante ha anche trasformato in ricettacoli di rifiuti.

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Palermo, “fontana del pescatore”

Del puttino resta solo il corpo ricoperto dalle macchie di umidità e dalla vegetazione che cresce spontanea: è decapitato e senza un braccio, e quasi non si distingue più tra le rocce della rocaille, immersa nella grande vasca circolare della “fontana del pescatore” a Palermo. Intanto, le macchie di umidità non risparmiano neppure la vasca, in parte sbreccata, i gradini e le altre sculture della fonte che ritraggono dei fanciulli intenti a giocare. In particolare, nella parte superiore del corpo centrale della fontana, i due puttini, seduti su un mostruoso serpente di mare mentre tengono tra le mani una grossa conchiglia, presentano macchie sul viso, sul braccio e lungo il corpo.
Nella parte inferiore, sotto le sculture dei due fanciulli, l’epigrafe, sbiadita dal tempo, è quasi interamente ricoperta dalle piante.

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Palermo, “fontana dei due dragoni”

Il colore del marmo delle due sculture fa ormai da sfondo allo strato di polveri prodotte dallo smog delle numerose auto che ogni giorno attraversano corso Calatafimi, a Palermo. Protetta dalla ringhiera, all’interno dell’esedra attaccata all’Educandato Maria Adelaide, oggi si presenta così la fontana dei due dragoni, progettata da Mariano Smiriglio e scolpita da Nunzio La Mattina, nel 1630.

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Palermo, fontane piazza San Francesco

Qualcuno, distratto, l’ha scambiata per un cassonetto. Certo è che di cassonetti in marmo non se ne sono mai visti. Si tratta, infatti, di una delle due fontane settecentesche di piazza San Francesco. Entrambe le fontane, costruite nel 1722 e poi rifatte nel 1777, erano destinate ad altro scopo, ovvero quello di abbellire la piccola piazza dove si affaccia la chiesa in stile gotico-chiaramontano dedicata a San Francesco d’Assisi.

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Palermo, fontana del Genio

(piazza Rivoluzione, Palermo, fontana del Genio)

È seduto, in segno di dominio, con lo sguardo rivolto verso il cielo, mentre tiene tra le mani un serpente. La fontana del Genio si trova al centro di piazza Rivoluzione, tra palazzi storici e antiche botteghe, dove fu collocata la prima volta nel 1684, poi rimossa in epoca borbonica e infine rimessa nella piazza dopo l’arrivo in città di Garibaldi, avvenuto il 27 maggio del 1860. Così come ricorda una delle lastre di marmo collocate ai bordi della fontana.

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Palermo, fontane dei Quattro Canti

Palermo, fontana della Primavera di Gregorio Tedeschi 1630

Un orologio, qualche monetina e poi rifiuti. Si trova di tutto sul fondo delle fontane dei Quattro Canti. Così, tra le statue di marmo delle Sante palermitane, dei sovrani spagnoli e quelle delle quattro stagioni che decorano i cantoni, nelle conche inferiori delle fontane qualcuno ha pensato di aggiungere altri elementi “decorativi”. L’itinerario barocco inizia qui, a piazza Villena, dove s’incrociano via Maqueda e corso Vittorio Emanuele. Lo sguardo è rivolto appunto alle fontane. Si parte da quella della “Primavera”, opera di Gregorio Tedeschi (nell’omonimo cantone della Primavera), addossata alla chiesa di San Giuseppe dei Teatini.

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Palermo, la fontana della “Ninfa”

È l’ora di pranzo e nella villetta di piazza Alberico Gentili, tra via Libertà e via Duca della Verdura, non c’è nessuno. Nel centro del giardino, immerso tra gli alberi, c’è solo il corpo centrale del gioiello seicentesco. L’originario anfiteatro marmoreo, che circondava la fontana, oggi non esiste più.

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Il Duomo di Como

Il Duomo di Como, situato nella parte centrale della città e proprio sulle sponde del lago, è uno dei monumenti più importanti e ragguardevoli d’Italia.

Dedicato a S.Maria Assunta, rappresenta l’ultimo monumento gotico costruito in Italia, iniziato nel 1396, e terminato molto tempo dopo, nel 1770, con la cupola di Filippo Juvara.

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