Quando fu ritrovata, nel 1926, il direttore di allora, Sganga, la fece collocare nel cortile, tra gli uffici del personale e l’ingresso secondario di via Enrico Albanese, e fece costruire il baldacchino. Secondo lo storico palermitano, Rosario La Duca, è possibile che la scultura raffiguri la Madonna di Visita Carceri. Facciamo un passo indietro. A Palermo, in passato, esistevano diversi luoghi adibiti a carceri. Tuttavia, le carceri più importanti della città erano quelle della Vicaria, in corso Vittorio Emanuele, proprio all’interno della città. L’edificio fu costruito tra il 1578 e il 1595. Si trattava di un “grande carnaio umano”.
Da qui la necessità di fondare, nel 1627, la “Venerabile Opera di Nostra Signora di Santa Maria di Visita Carceri”. Lo scopo era appunto quello di alleviare le sofferenze dei detenuti, che rimasero in quelle carceri sino a quando il governo borbonico fece costruire le “Grandi prigioni” nel “piano dell’Ucciardone”. Lavori che cominciarono nel 1836 e terminarono quattro anni dopo. Quindi completati i lavori, nel 1840, i carcerati furono trasferiti dalla Vicaria alle nuove “Grandi prigioni”. Fu allora che, probabilmente, la Deputazione di Visita Carceri fece trasferire la statua dalla cappella delle vecchie carceri al magazzino.
Serena Marotta
(11 aprile 2011)