Palermo, la fontana della “Ninfa”

È l’ora di pranzo e nella villetta di piazza Alberico Gentili, tra via Libertà e via Duca della Verdura, non c’è nessuno. Nel centro del giardino, immerso tra gli alberi, c’è solo il corpo centrale del gioiello seicentesco. L’originario anfiteatro marmoreo, che circondava la fontana, oggi non esiste più.

La fontana della “Ninfa” fu progettata da Mariano Smiriglio e scolpita nel 1635 da Nunzio La Mattina per lo stradone di Alcalà, detto anche “stradone di Sant’Antonino” (oggi via Lincoln), e fu trasportata nel giardino di piazza Gentili alla fine dell’Ottocento.

Quello che resta del monumento è la snella ed elegante successione di vasche concentriche, e le sculture di cavalli marini e mascheroni, che si alternano tra una vasca e l’altra. Decorazioni che ormai sono in parte ricoperte da estese macchie verdastre.


A sostituire il gioco d’acqua, ci pensano i petali bianchi dei fiori che il vento ha strappato dagli alberi, insieme a qualche ramo ed un mucchio di foglie.

Intanto, all’interno della vasca, galleggiano anche tappi di sughero e qualche depliant. La superficie delle vasche è scrostata, soprattutto nella parte superiore del monumento. Anche qui, come per le sculture, le macchie di umidità sostituiscono il colore bianco del marmo.

L’abbinamento delle sculture di cavalli marini e mascheroni fa si che la fontana di piazza Gentili faccia da anello di congiunzione tra le fontane del mare e quelle dell’entroterra. Sulla derivazione del nome, infine, non si sa nulla. L’unica traccia potrebbe essere ricercata nella targa annessa, che fa riferimento alle Nereidi, alle Naiadi ed alle Nepee.
Serena Marotta

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