Fallito il primo tentativo della BP

Non è andato a buon fine il primo tentativo di contenere la fuoriuscita di petrolio da parte della British Petroleum: delle formazioni di ghiaccio e metano hanno infatti incrostato le pareti della cupola di cemento e acciaio. La struttura, del peso di 100 tonnellate, per essere ripulita dovrebbe essere riportata in superficie dai tecnici.

L’operazione di fissaggio della cupola di contenimento presenta una serie infinita di incognite perché bisogna avvalersi di robot subacquei comandati dalla superficie.



Questo imprevisto prolungherà ancora i tempi di ripulita delle acque del Golfo del Messico: dallo scorso 20 aprile si sono riversati in mare oltre 11 milioni di litri di greggio e la perdita continua ad essere intensa, circa 5 mila barili al giorno. La BP studierà una soluzione nei prossimi giorni, i tecnici stanno lavorando al largo della Louisiana in una corsa contro il tempo per evitare la catastrofe ambientale.

Purtroppo la marea nera si è spinta fino a Dauphin Island, distante cinque chilometri dalle coste dell’Alabama e come hanno affermato i responsabili della National Oceanic Atmspheric Administration (NOAA), l’organismo federale americano che si occupa della tutela ambientale delle acque e delle coste marine, più passa il tempo, maggiori sono le possibilità che il greggio raggiunga altre coste e provochi un vero e proprio disastro ambientale.

Nuove testimonianze da parte degli operai che si trovavano sulla piattaforma rivelano che l’incidente della Deepwater Horizon sarebbe stato causato da una bolla di metano, dovuta al cattivo funzionamento di una valvola di sicurezza.

Lascia un commento