Costo del lavoro in Italia

Rispetto agli altri paesi europei, in Italia un’ora di lavoro viene pagata in media 27,4 euro, rispetto ai 28 delle altre nazioni, mentre se parliamo di tasse e contributi la percentuale italiana tocca il 27,9 per cento, il dato più alto dell’Eurozona dopo quello della Francia (33,6 per cento). 

Diversi i dati se confrontati con i paesi dell’Ue, dove la media è di 23,4 euro e con grande differenza tra nazione e nazione: si va dai 3,7 euro della paga media oraria in Bulgaria, ai 39 euro della Svezia, dagli 8,3 della Slovacchia ai 37,2 euro del Belgio. Quindi sembra che il problema dell’esorbitante costo del lavoro in Italia sia un falso, in nome del quale si è cercato di escogitare disparate tipologie contrattuali per contrastare questa piaga.

I problemi del mondo del lavoro italiano sono quindi altri, a quanto pare.
Un primo problema è il peso eccessivo degli oneri contributivi e fiscali sul costo del lavoro. Poi c’è l’indice di produttività del lavoro, cresciuta in Italia appena dell’1,2 per cento. Ed infine il problema di specializzazione produttiva, sbilanciata verso produzioni a basso contenuto tecnologico. Infatti i settori più propensi all’innovazione (chimica, apparecchi radiotelevisivi, macchine per ufficio ed elaboratori, ecc.) pesano per il 16,4 per cento in Italia, il 19,7 in Francia e il 20,8 in Germania.

Il costo del lavoro è comunque aumentato dall’inizio della crisi economica, di circa il 10 per cento: in Germania nel quarto trimestre l’aumento è stato dell’1,3 per cento, +1,0 per cento in Italia, Francia e Portogallo appaiate con un +0,6 per cento. All’interno dell’area dell’euro, i maggiori incrementi sono stati registrati in Austria (+15,5%), Slovacchia (+13,8%), Finlandia (+13,7%) e in Belgio (+13,1%), mentre i più bassi in Portogallo (+0,4%), Irlanda (+0,8%) e Grecia (-11,2%).

 

 

 

 

 

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