Nuona normativa a tutela del “Made in Italy”

Approvato ieri alla camera, e pronto per passare al Senato, il disegno di legge per la tutela dei prodotti “Made in Italy” nei settori tessile, pelletteria e calzaturiero.

Una nuova etichetta assicurerà agli acquirenti finali la tracciabilità dei prodotti, ovverò indicherà non dove il prodotto è stato finito ma la sede di tutte le fasi di produzione, in maniera da tutelare i consumatori sul processo di lavorazione e sulla sicurezza, consentendo di individuare chiaramente il prodotto interamente realizzato in Italia.

Marco Reguzzoni, vicepresidente dei deputati della Lega Nord e primo firmatario della legge, ha commentato l’approvazione sostenendo che “con questa legge salviamo un milione di posti di lavoro. Da circa 15 anni il nostro Paese aveva sentito l’esigenza di nuove regole. Ma solo a luglio siamo riusciti a spingere sull’acceleratore e, in soli sei mesi, abbiamo raggiunto il nostro obiettivo con una condivisione politica bipartisan“.

Soltanto le scarpe, i vestiti e gli articoli in pelle prodotti prevalentemente nel territorio italiano potranno usare la denominazione “Made in Italy”: almeno due delle fasi di lavorazione devono essere eseguite in Italia e per le rimanenti deve essere verificabile la tracciabilità. I prodotti che non rispondo ai requisiti per essere marchiati come “Made in Italy” dovranno essere etichettati con l’indicazione di provenienza.

Inoltre l’etichetta dovrà riportare indicazioni sul rispetto delle norme vigenti in materia di lavoro, l’esclusine dell’impiego di minori nella produzione, il rispetto della normativa europea, la certificazione di igiene e di sicurezza del prodotto.

La sanzione amministrativa pecuniaria per il mancato rispetto della nuova normativa va dai 10 mila ai 50 mila euro nel caso di mancata o scorretta etichettatura dei prodotti e dell’abuso della denominazione “Made in Italy”, cifra aumentata o diminuita di due terzi nei casi più o meno gravi. Quando le violazioni sono reiterate, vengono sanzionate penalmete con la reclusione da uno a tre anni, e da tre a sette anni se commesse con apposita organizzazione. Nel caso di imprese che abusino del made in Italy la sanzione va dai 30 mila ai 70 mila euro. In tutti i casi la merce viene sequestrata e confiscata.

Questa normativa dovrà essere rispettata a livello eropeo: il ministro delle Politiche UE assumerà infatti opportune iniziative presso le competenti istituzioni europee per sostenere e tutelare la tracciabilità dei prodotti tessili Made in Italy.

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