Auto Made in Italy in Giappone

 Se negli Stati Uniti cresce la voglia d’imparare l’italiano(ricordiamo che oltre 60mila ragazzi nel 2006 hanno scelto di seguire un corso di lingua e cultura italiana: nel 1998 erano meno della metà , più 30% nell’ultimo anno), in Giappone cresce la voglia di auto italiane. Quello che piace ai giapponesi delle auto ester è soprattutto il lusso e in questo l’offerta del ‘made in Italy’ non ha nulla da invidiare. Nei primi nove mesi del 2007, secondo i dati Jama, le vendite di Ferrari, Maserati e Alfa Romeo sono cresciute in Giappone rispettivamente del 9% (327 unità ), del 17,3% (a 366 unità ) e del 5,4% (a 2.959 unità ), mentre il marchio Fiat ha guadagnato il 25,6%, vendendo 1.281 unità .

Globalmente, comprese le 101 Lancia, i marchi ‘made in Italy’ hanno totalizzato da gennaio a settembre 5.034 unità , in progresso del 10% rispetto allo stesso periodo del 2006. Questa cifra, in un mercato che destina ai veicoli stranieri una fetta di poco inferiore all’8% del totale delle vendite interne (ovvero circa 9 miliardi di euro). L’intenzione emersa al Tokyo Motor Show dai rappresentanti dell’auto ‘made in Italy’ è quella di crescere sul mercato giapponese. dove, al momento ha precisato il numero uno di Alfa Romeo Antonio Baravalle presente al Salone – il marchio Fiat vende annualmente tra le 1.700 1.800 unità , a fronte di un parco circolante di circa 20.000 unità , l’Alfa Romeo ne consegna in media circa 5.000, a fronte di un parco circolante di 50.000 unità , e la Lancia è praticamente quasi inesistente.

E in casa nostra come vanno le vendite ?
Settembre stabile per il mercato dell’auto, ma la vera notizia è rappresentata dal nuovo record del Gruppo Fiat che, dopo il risanamento, supera per la prima volta la quota del 31% in Italia. Questo in sintesi l’andamento delle vendite sul nostro mercato che a settembre ha visto immatricolare 184.774 autovetture. Rispetto allo stesso mese dello scorso anno significa un incremento minimo, ossia dello 0,2%.

Insomma, c’è poco da stare allegri visti gli incentivi alla rottamazione che spingono le vendite e – soprattutto – il forte impulso che arriva dalle “chilometri zero” (auto immatricolate ai concessionari per essere vendute nel giro di qualche settimana con sconti consistenti come auto “usate con chilometri zero”).
Sul rallentamento di Settembre pesa l’impatto psicologico delle difficoltà finanziarie nello scenario mondiale innescate dalla crisi dei mutui subprime. In particolare, per il mercato automobilistico, il repentino mutamento del quadro congiunturale potrebbe influire sulla domanda sia per gli effetti del rallentamento economico sulla capacità di spesa di famiglie e imprese sia perchè il possibile ulteriore aumento del costo del denaro potrebbe rendere meno facile e più oneroso il credito al consumo, che ha un ruolo determinante nell’acquisto di autovetture.

Lascia un commento