Caffè espresso italiano

 Il caffè espresso, ad oggi noto in tutto il mondo, è nato a Milano a fine ‘800: la macchina originaria ed il procedimento della preparazione sono stati inventati probabilmente da una signora milanese ed in seguito brevettato da G.A. Gaggia nella prima metà  del ‘900. Gaggia era un ingegnoso barista in un locale di Piazza Duomo nelle vicinanze di piazza Mercanti, nel capoluogo lombardo, bar esistito fino a pochi anni or sono. Pare che in fasi successive apportò significative modifiche a modelli di macchine a pistoni preesistenti, fino ad arrivare alla creazione del caffè espresso milanese così come è conosciuto ad oggi, anche come simbolo stereotipato italiano all’estero.
Gaggia comunque da buon milanese dotato di senso per il marketing, installò le sue macchine nei bar apponendo una grande insegna in vetrina con la scritta: Crema caffè di caffè naturale. La gente incuriosita provava la novità  reagendo in modo spesso contrastante. Alcuni andavano via affermando che era una truffa mentre altri ammettevano un miglioramento qualitativo del caffè. Il sistema fu adottato da alcuni famosi bar di Milano, quali Motta e Biffi in Galleria. Gaggia non aveva un vero negozio ma i gruppi, le leve manuali e i filtri venivano creati per lui da Valenti proprietario di un’industria nella quale costruiva alcune componenti per gli asciugacapelli. Nel 1952, sempre a Milano, Valenti iniziò a costruire macchine per il caffè sotto il marchio Faema.

Ma come si prepara il tipico caffè espresso? Lo si ottiene dalla macinazione dei semi della Coffea arabica, preparata secondo un procedimento di infusione sotto alta pressione di vapore acqueo per mezzo di un’apposita macchina. Normalmente, per ottenere un buon espresso da bar, i chicchi di caffè vanno macinati in modo da ottenere polvere più fine di quella da cui si ottiene il caffè da moka.

Nel mondo intanto, si moltiplicano le mostre celebrative delle macchine da caffè, veri e propri capolavori del design italiano.
La storia della macchina da caffè espresso è una delle storie più rappresentative di un secolo di stile di vita italiano raccontata in mostre che presentano collezione di pezzi rari, uniche nel loro genere: un percorso cronologico in cui sono esposti i principali modelli artigianali e industriali che nel tempo più hanno influenzato la produzione e che hanno segnato svolte estetico-formali e funzionali, fino ad arrivare ai modelli più recenti e contemporanei. Alcune di queste “signore d’acciaio” portano poi la firma di nomi celebri del design italiano (Giò Ponti, Bruno Munari, Enzo Mari, Achille e Piergiacomo Castiglioni), che le hanno rese vere e proprie opere d’arte.

La mostre, in genere, contestualizzano l’evolversi dello stile delle macchine per il caffè, all’interno di un percorso espositivo che illustra parallelamente i mutamenti dello stile di consumo del caffè e dei modi di comunicazione legata al prodotto: una sfida creativa che hanno portato le aziende a confrontarsi in un dialogo dinamico con le tendenze artistiche e culturali delle varie epoche.
Le tazzine storiche Lavazza, ad esempio, insieme ad immagini di oggetti significativi del design italiano, ricostruiscono uno spaccato di storia del costume.
Cento anni di macchine, ma soprattutto cento anni di espresso, il caffè diventato famoso nel mondo come uno dei simboli dell’italian style.
Queste mostre hanno reso omaggio non solo ai cento anni di queste preziose e sofisticate macchine, e al caffè espresso, ma anche ad un secolo di storia del costume e del design italiani, ai simboli che hanno reso grande nel mondo il made in Italy.

Il caffè, per esser buono, deve essere nero come la notte, dolce come l’amore e caldo come l’inferno.
Michail Bakunin

1 commento su “Caffè espresso italiano”

  1. Nella Milano commerciale, modernizzata da sempre nuovi eventi pubblicitari, si è fondata la novità del caffè espresso, avanti negli anni futuri.

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