Inchiesta G8: Anemone e la sua lista

Una lista lunga 400 nomi. Politici, vertici delle forze di polizia, funzionari dello Stato.
E’ tutto riportato sul computer – sequestrato dalla Guardia di Finanza – di Diego Anemone, l’imprenditore romano inizialmente noto come il corruttore del sottosegretario Guido Bertolaso.

Ma i favoritismi negli appalti di alcune grandi opere, tra cui il G8 alla Maddalena, non erano riservati solamente al Capo della Protezione Civile (che tra le altre cose si giovava di favori sessuali, “cose megagalattiche”, in cambio di appalti) ma anche capi di gabinetto, capi di uffici legislativi, capi di dipartimento nei ministeri della Protezione civile e del ministero della Giustizia, generali della Guardia di Finanza e dei Carabinieri, dirigenti Rai, agenti dei servizi segreti, giornalisti, registi come ad esempio Pupi Avati, produttori cinematografici, sacerdoti e parenti di vari “notabili”.



Tutto accuratamente riportato in un elenco che raccoglie ogni intervento di ristrutturazione e di ricostruzione ad opera di Anemone negli uffici pubblici – Palazzo Chigi, gli uffici della Protezione Civile – e negli appartamenti privati – la residenza privata di Silvio Berlusconi, Palazzo Grazioli, le abitazioni degli ex ministri Pietro Lunardi e Claudio Scajola, prime e seconde case in città e in montagna, le dimore di Guido Bertolaso (salta fuori che a Roma sono due, una in via Bellotti Bon, l’altra in via Giulia).

La procura di Perugia – che ha custodito questi preziosi documenti per 19 mesi – dovrà accertare se i personaggi coinvolti hanno goduto dei favori per fini istituzionali o per scopi privati. Non è chiaro se e quali lavori siano stati pagati regolarmente o se si tratta di regali.
Da quando il governo ha trasformato le politiche pubbliche in politiche di emergenza, nell’assegnazione degli appalti è sparita ogni trasparenza. La rete del potere si è così rafforzata.

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