Stipendi statali bloccati

Una nota del ministero della Funzione pubblica ipotizzava l’estensione del blocco per i 3 milioni di dipendenti pubblici, previsto dalla “spending review”, al consiglio dei ministri della prossima settimana.

L’aumento degli stipendi statali (tra cui i docenti) e l’indennità di vacanza contrattuale sono stati congelati fino al 2014, anche se era una decisione prevedibile visto che il decreto legge 52 del 7 maggio 2012, prevedeva che non si sarebbe dato luogo alle procedure contrattuali e negoziali del personale dipendente dalle amministrazioni pubbliche.

E così, dopo la mancata concessione del congedo parentale per i dipendenti della PA, fino al 2014 non verrà corrisposta neanche l’indennità di vacanza contrattuale, e nel testo ufficiale si legge che, “dopo un periodo di vacanza contrattuale pari a 3 mesi dalla data di scadenza del CCNL, ai lavoratori dipendenti ai quali si applica il contratto medesimo non ancora rinnovato sarà corrisposto un elemento provvisorio della retribuzione […] pari al 30% del tasso di inflazione programmato. Dopo 6 mesi di vacanza contrattuale, detto importo sarà pari al 50% dell’inflazione programmata”.

Nel decreto vengono fissate anche le modalità di calcolo per gli anni 2015-2017, dichiarando che “in riferimento al triennio 2015-2017 l’indennità di vacanza contrattuale, sarà corrisposta a decorrere dal 2015”. Il decreto ministeriale prevede anche il blocco degli scatti di anzianità per il 2013 per i lavoratori della scuola.

Ovviamente le reazioni sono dure, soprattutto da parte dei sindacati: per la Cisl il blocco “è inaccettabile, mentre la spesa pubblica continua a crescere”, sottolineando che “tre anni di blocco sono già un tempo intollerabile, che pesa come un macigno sui bilanci di famiglie colpite dalla crisi”.

Anche Fp-Cgil dichiara che “sarebbe davvero inopportuno un decreto approvato dal governo Monti a urne chiuse, una forzatura ai danni dei lavoratori delle pubbliche amministrazioni” e occorre “rinnnovare i contratti nazionali e tornare a investire su scuola, università, ricerca e afam. Ma tutto questo non può essere affrontato da un governo in scadenza e senza più alcuna credibilità”.

 

 

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