Secondo Unimpresa sono 8 milioni le persone in difficoltà economica

La domanda di lavoro sembra restare molto al di sotto dell’offerta, e la disoccupazione in perenne aumento evidenzia la contrazione del mercato e sempre più persone abbandonino la ricerca del posto considerando l’assunzione impossibile.

Secondo quanto calcolato da Unimpresa, sono circa 8 milioni e mezzo le persone in difficoltà economica in Italia. Ai  2,87 milioni di persone disoccupate, bisogna aggiungere i contratti di lavoro a tempo determinato, sia quelli part time (687mila persone) sia quelli a orario pieno (1,76 milioni); vanno poi considerati i lavoratori autonomi part time (766mila) e i contratti a tempo indeterminato part time (2,39 milioni).

E poi c’è il mercato che vede sempre più persone arrendersi di fronte alla sfida per la ricerca di un’occupazione. Sono infatti circa 1,6 milioni gli “scoraggiati” , vale a dire quelli che un lavoro non ce l’hanno e hanno anche rinunciato a cercarne uno. Si tratta del livello che risulta il più alto, in base a confronti tendenziali, dallo stesso trimestre del 2004, ovvero dall’inizio delle serie storiche relative.

In Italia si contano oltre un milione di dipendenti a termine tra gli over 34 e il 55,6 per cento dei lavoratori ‘flessibili’ non ha più di 35 anni; tuttavia il resto è fatto dai più grandi, persone che magari in età matura, quando di solito si hanno figli, si ritrovano senza un posto fisso, anche se si deve mettere in luce la differenza tra mobilità e disoccupazione.

Nel terzo trimestre tra i 2 milioni 477 mila a termine ci sono 1 milione 293 mila uomini e 1 milione 154 mila donne,  ma ciò che colpisce è che 1 milione 87 mila sia composto da over 34. E’ evidente quindi che se c’è la possibilità di un posto  anche a termine, in pochi si tirano indietro.

Il peggioramento del mercato del lavoro non ha come conseguenza la sola espulsione degli occupati, ma anche la mancata stabilizzazione dei lavoratori precari e il crescere dei contratti atipici. Secondo il  presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi “serve maggiore attenzione proprio alla famiglia da parte del Governo, soprattutto per chi dopo il voto del 2013 avrà la responsabilità di guidare il Paese. Vorremmo vedere la parola famiglia in cima a tutti i programmi elettorali, ma non solo come slogan per aumentare il consenso”.

 

 

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