Caso Scazzi, il gip: Sabrina resta in carcere

“Tanto lo sapevo”. È stato questo il commentato di Sabrina Misseri al termine dell’interrogatorio, quando le hanno detto che l’avrebbero portata in cella la sera del 15 ottobre. E in prigione ci resterà. Così ha deciso il gip Martino Rosati, che ha confermato il carcere per la ventiduenne. Nell’ordinanza il gip ricostruisce tutto ciò che è avvenuto dal 26 agosto al 21 ottobre. Dalle dichiarazioni di Misseri (183 pagine di verbale) reputate “ampiamente credibili” alla ricostruzione dell’ora del delitto al movente: “Probabilmente le aveva rivelato le molestie dello zio Michele e poi le stava distogliendo l’attenzione di Ivano Russo per il quale aveva un’ossessione”. Il gip parla dei comportamenti poco credibili di Sabrina e dei tentativi di depistaggio: dall’sms che sembrerebbe inviato da Sarah Scazzi al tentativo di adombrare sospetti sul padre della quindicenne di Avetrana.

“Proprio sul suo telefono, già il 1 settembre, perviene da un’utenza rimasta anonima un sms dal testo – ‘mamma sto bene non ti preoccupare’ – suscettibile di indirizzare le indagini verso la fuorviante ipotesi dell’allontanamento volontario”. E ancora. L’8 settembre, quando fu sentita come teste, “adombra sospetti sul padre di Sarah, adducendo che a adducendo che alcune persone glielo avevano descritto come uno che ‘allungava le mani’ alle donne, nonché indicandolo come persona con amicizie poco raccomandabili”. In più Sabrina cerca anche di accusare la badante rumena del nonno di Sarah. E non solo. Sabrina non è riuscita a spiegare la telefonata fatta al padre venti minuti dopo il delitto, ovvero alle 14.55 del 26 agosto. Secondo l’accusa, il delitto sarebbe stato commesso tra le 14.28 e le 14.35, quindi al momento della telefonata di Sabrina Michele Misseri “era impegnato nelle attività di occultamento del cadavere”.

L’amica Mariangela Spagnoletti ha affermato di non ricordare questa telefonata. Di conseguenza Sabrina avrebbe potuto farla “nei brevi momenti in cui si è staccata dall’amica, che l’attendeva in macchina, per andare a parlare in casa della zia e quindi al riparo di orecchi indiscreti”. Intanto i legali di Sabrina, Vito Russo e Emilia Velletri, non hanno ancora deciso quale strategia difensiva adottare: se ricorrere per Cassazione o se impugnare l’ordinanza davanti al tribunale del Riesame.
Serena Marotta

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