Protesta migranti Brescia

DOPO 12 GIORNI DI PROTESTE RIESCONO A IMPEDIRE AI POMPIERI DI METTERE UNA RETE DI SICUREZZA PER EVENTUALI CADUTE DALLA GRU: PER CHI NON HA NULLA DA PERDERE E PROVIENE DA TRAGICHE REALTA’ QUESTA PROTESTA NON E’ NEMMENO ESTREMA…

Sono sei migranti senza permesso di soggiorno, vengono dall’Africa e dall’oriente e hanno dai venticinque ai trentasei anni: da quasi due settimane sono saliti su una gru per protesta a Brescia. Si trovano a quasi quaranta metri di altezza. Lottano contro l’ultima sanatoria del governo: migranti e associazioni che li tutelano denunciano che molti, dopo aver pagato i contributi per il “condono” che li doveva regolarizzare, non hanno nemmeno avuto spiegazioni sulle motivazioni per cui sono state respinte le richieste. A buttare benzina sul fuoco anche problemi con l’amministrazione del leghista Fabio Rolfi.



Le parole degli aderenti alla protesta, che ha visto anche momenti di tensione con le forze dell’ordine in borghese e non, denotano il fallimento della sanatoria “salva-badanti”: “Non ci hanno spiegato perché, dopo che abbiamo pagato migliaia di euro, le nostre domande sono state respinte. Inoltre non riavremo nemmeno i soldi che abbiamo versato, oltre alla non regolarizzazione”. Tra i loro obbiettivi anche l’incontro col Ministro dell’Interno Maroni.

Alcuni di loro si sono messi anche un cappio al collo, e oggi hanno impedito ai pompieri la messa in sicurezza della zona con una rete di salvataggio: è una strategia di protesta, perché il problema diventa sempre più grave dal punto di vista dell’ordine pubblico. La politica dovrà rispondere e i maliziosi penseranno, forse giustamente, che è una “passerella” (cioè un problema di cui un politico è costretto a farsi carico, ma lo sfrutta demagogicamente a suo favore). Hanno anche mandato un video messaggio a Napolitano.

UN RECENTE PRECEDENTE
Un recente precedente delle proteste dei migranti c’è stato a ottobre nelle campagne campane quando i migranti hanno sfidato con audacia i caporali e le mafie connesse, che giunti a reclutarli per lo sfruttamento giornaliero, si sono visti esporre cartelli che recitavano: “oggi non lavoro per meno di cinquanta euro” (in foto)

Paolo Maria Addabbo

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