Frattini: programma italo-tedesco in Libia

Oggi, il ministro degli esteri Franco Frattini, ha fornito un’anticipazione in un’intervista al quotidiano “La Repubblica”: l’Italia cercherà di far entrare la Germania nella missione in Libia, puntando sul “cessare il fuoco” monitorato dall’Onu e su un “corridoio umanitario permanente, per cui stiamo lavorando con la Turchia”; obbiettivo finale mandare via Gheddafi e utilizzare anche la struttura tribale libica per arrivare a un futuro di democrazia, “cercando di tenere l’Europa unita” ha spiegato il vertice della “Farnesina”.


L’annuncio viene fatto alla vigilia del “passaggio di testimone” dai comandi italo-americano, inglese e francese alla Nato: durante la prima fase della “No Fly Zone” (è stato già spiegato su “politikos” perché e come questa espressione indichi a tutti gli effetti un’azione di guerra) la gestione delle operazioni militari è stata guidata da inglesi, francesi, americani e con l’apporto fondamentale degli italiani (l’aeroporto di Capodichino è stato usato come base principale per dirigere i bombardamenti e le varie operazioni). Ma già la scorsa settimana Frattini dichiarava di voler ritirare l’ok all’uso delle basi se non si passava sotto il comando diretto della Nato. Questo provocava la reazione gelida del portavoce francese al ministero della difesa che replicava: “la Nato non c’entra nulla”.

Dopo un accordo del 25 Marzo, da domani sarà un organo collegiale, militare e politico della “North Atlantic Treaty Organization” a comandare interamente le operazioni militari.

Rispondendo a Carmelo Lopapa del quotidiano di Repubblica, sui rapporti con la Francia, il ministro italiano ha dichiarato: “I rapporti con Parigi restano immutati. Diciamo che non abbiamo condiviso la scelta della coalizione dei volenterosi –cioè un insieme di circa 15 paesi, guidati da britannici, francesi e usa, che ha imposto di fermare le violenza a Gheddafi imponendo la “No Fly Zone” ndr – . Vi abbiamo partecipato in quanto misura urgente e temporanea. Trasformarla in una soluzione permanente non era accettabile”.

Paolo Maria Addabbo

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