Al Sisi promette la verità su Regeni

Giulio Regeni è stato ucciso in Egitto. Stava facendo una ricerca e aveva paura dei risultati delle informazioni raccolte. La sua morte è avvenuta in modo strano e per questo è stata aperta un’indagine. La famiglia ha sempre mantenuto un profilo basso ma visto che l’affare si complica, tutti adesso vogliono vederci chiaro. 

Le complicazioni negli affari internazionali sono all’ordine del giorno. Il caso dei Marò (non del tutto risolto) ne è un esempio. Adesso possiamo inserire in elenco anche il caso Regeni, sebbene in questo secondo caso, il ragazzo sia morto per via delle indagini che stava effettuando in Egitto. Sono state aperte diverse indagini e anche l’Egitto è sceso in campo per dare man forte alle ricerche italiane. Fresca di giornata la dichiarazione di Al Sisi.

Al Sisi, presidente dell’Egitto, per due ore ha risposto alle domande dei giornalisti poi ha chiesto con la mano a tutti di aspettare, si è schiarito la voce e ha detto in un inglese molto comprensibile:

“Permettetemi di rivolgermi alla famiglia di Giulio Regeni. Scopriremo e puniremo i responsabili. Ma bisogna interrogarsi sulla tempistica del delitto: perché hanno fatto ritrovare il corpo durante la visita del vostro ministro?”.

Serviva un po’ di tempo per arrivare a questa svolta. Adesso l’Egitto ha mandato un messaggio forte al nostro Paese, ha cercato di dimostrare la sua attenzione ad una serie di elementi precedentemente trascurati: l’opinione pubblica, il governo, i giornali e soprattutto la famiglia che da settimane chiede un riscontro. Scrive Repubblica.it

Questa intervista che si è tenuta nel palazzo presidenziale, in quello che un tempo era l’Heliopolis Palace il più grande hotel d’Africa all’inizio del Novecento, era nata per parlare della tortura e della morte di Giulio Regeni, giovane ricercatore italiano rapito al Cairo il 25 gennaio, il cui corpo è stato ritrovato il 3 febbraio. Il fatto che si sia concretizzata, dopo giorni di trattative, era già il segno di una svolta nel regime egiziano e che il rischio di mettere in gioco un rapporto fondamentale come quello con l’Italia era finalmente chiaro.

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