Strage Bologna, ricordo senza ministri

(Ansa)

Le lancette dell’orologio segnano le 10.25, quando un boato lacera l’ala sinistra dell’edificio: tutto si trasforma in un cumulo di macerie. È un sabato mattina, la stazione di Bologna è piena di gente pronta a partire per le vacanze: 85 morti e 200 feriti è il bilancio finale della strage del 2 agosto 1980. Sono passati trent’anni da allora e a ricordare le vittime di quella strage, quest’anno, non ci saranno i ministri. La commemorazione sarà affidata al prefetto di Bologna, Angelo Tranfaglia, alle 8.30 in consiglio comunale, prima del corteo che raggiungerà la stazione. Qui, sul palco, ci saranno due ragazze nate nel 1980 a ricordare le vittime di quella tragedia.

Facciamo un passo indietro. Le prime ipotesi investigative parlano dello scoppio di una caldaia: nel punto dell’esplosione però non ci sono caldaie. Scartato l’incidente, viene fuori la vera causa: una bomba ad alto potenziale. Per la giustizia italiana l’attentato fu compiuto dall’estrema destra: condannati all’ergastolo gli esecutori materiali – il 23 novembre 1995 – Valerio Fioravanti e Francesca Mambro che, seppure hanno ammesso di aver compiuto numerosi delitti, si sono sempre dichiarati innocenti per la strage di Bologna.

Da qui sono nate piste alternative. Nel ’90, l’avvocato di Delle Chiaie (estremista di destra coinvolto in numerose inchieste) parlò di un depistaggio attuato “per coprire la strage di Ustica”, avvenuta un mese prima. Della possibile connessione tra le due stragi si parlerà anche in commissione stragi. E non solo: Paolo Signorelli, uno degli ideologi dell’estremismo di destra, sostenne che la strage di Bologna era un “depistaggio sanguinoso per allontanare i governanti della ‘colonia’ Italia da qualche missile statunitense che si aggirava, forse, nel cielo di Ustica alla ricerca di qualche aereo libico”.
Serena Marotta

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