Pressione fiscale danneggia la generazione dei quarantenni

La pressione fiscale, e non è una novità, è sempre più alta e va a colpire in modo trasversale giovani e anziani. Ma secondo il Wall Street Journal, i quarantenni di oggi subiscono in proporzione ai loro predecessori, ben 50 per cento di tasse in più sui redditi rispetto a coloro che vivevano negli anni 70. E come se non bastasse, i benefici percepiti durante la pensione saranno la metà in confronto ai sessantenni di oggi.

I dati sono impietosi: dal 1992, la percentuale di debito pubblico rispetto al Pil è cresciuto del 25 per cento, passando dal 102 per cento al 127 per cento, mentre  gli stipendi calano e gli investimenti non decollano. Quindi, le previsioni sono di vivere in un contesto economico peggiore rispetto a quello dei nostri genitori, e nel contempo pagare più tasse e ottenere meno servizi.

Il rapporto debito-pil italiano nel 2012 ha raggiunto il 127 per cento al lordo dei sostegni ai Paesi dell’area euro e si tratta del livello più alto dal 1990, mentre nel 2011 il debito era al 120,8 per cento del pil. Ma anche la pressione burocratica schiaccia le imprese, alla quale si sommano i costi degli adempimenti tributari in continuo cambiamento a causa dei rapidi mutamenti della legislazione fiscale.

La pressione fiscale nel quarto trimestre del 2012 tocca il 52 per cento, un valore record assoluto, con un balzo di 1,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La media annua, si attesta invece al 44 per cento.

E’ probabile che la soluzione sia ancora una volta attuare politiche di austerity come ha fatto il precedente Governo Monti, ma se calcoliamo che la pressione fiscale oggi è arrivata al 38 per cento su un salario annuo di 30 mila euro mentre vent’anni fa era al 25 per cento, c’è ben poco da stare allegri.

In breve, i quarantenni sono la classe più penalizzata, mentre gli over 50 hanno ricevuto i benefici maggiori.

 

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