Lavoro nero ai primi posti in Italia e Grecia

I due paesi più indebitati con l’Unione Europea sono anche quelli che presentano le percentuali più alte di lavoro nero: la Grecia sfiora il 30 per cento mentre l’Italia arriva al 27 per cento. Ovviamente nel resto d’Europa non è così: dove c’è una regolamentazione precisa il lavoro nero è inferiore. Unica eccezione: la Spagna.

Italia e Grecia, I due paesi più indebitati con l’Unione Europea  hanno anche le più alte percentuali di lavoratori in nero. In Grecia sono esattamente 3.390.000 (circa il 30 per cento della popolazione) ,mentre in Italia sono circa tre milioni, vale a dire il 27 per cento degli abitanti.

In Grecia il salario minimo, dopo le nuove misure di austerity della Germania, ammonterà a 589 euro lordi mensili e si potrà pagare a malapena affitto, riscaldamento e bisogni primari.

In Italia invece non esiste un’individuazione di un salario minimo, e quindi non esiste alcuna forma di protezione sociale a tempo indeterminato per le fasce sociali che vivono al di sotto della soglia di povertà.  Non è da meno la Spagna, dove il lavoro nero è pari al 22,3 per cento. Quasi una persona su quattro opera senza le tutele previste a causa dell’esiguità del tetto minimo del salario mensile. E guarda caso avviene in una delle tre nazioni indebitate con l’Unione Europea coinvolta in una crisi dilagante come Italia e Grecia.

Anche Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Svizzera, Germania e Austria, come l’Italia, delegano alla contrattazione delle parti sociali la decisione del salario minimo.

In Norvegia e Svezia si raggiunge il 18,7 per cento di lavoro non contrattualizzato (praticamente un lavoratore su cinque), in Finlandia e Danimarca il numero scende al 17,6 per cento mentre la Germania si ferma al 16,8 per cento.

E gli Stati Uniti? Qui la percentuale di lavoro nero è una delle più basse al mondo e si attesta sull’8,5 per cento, mentre nel Regno Unito la paga minima è  di 6,08 sterline per i lavoratori che hanno compiuto i 22 anni di età, 4,98 sterline all’ora per chi ha tra diciotto e 20 anni, 3,68 per i giovani dai sedici e i diciassette anni.

 

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