Retroscena e precedenti dell’arresto di “O’ Ninno”: dalle polizie corrotte a Saviano

CHI è ANTONIO IOVINE
Dopo l’arresto di Francesco Schiavone (Sandokan) nel 1998 sono Antonio Iovine e Michele Zagaria a condurre il potentissimo clan dei “Casalesi”, ossia un cartello camorristico dell’area omonima di Casal di Principe attivo in affari che vanno dal traffico di stupefacenti e rifiuti tossici fino al reinvestimento di proventi nell’economia “pulita”, anche se la forza principale di queste famiglie resta il cemento. Nasce a San Cipriano d’Aversa in un paese di diecimila anime circa, nel 1964.



E’ lui il “ninno”, voce dialettale per indicare un bimbo e alludere al suo viso giovane, il giovane e nefasto ”imprenditore” che ha portato la holding casalese ad allungare fino all’estremo i suoi tentacoli al di fuori della Campania. Rappresenta la nuova generazione dei “Casalesi”, lui che è erede del “colto” Sandokan si distingue da quella camorra “burbera” che ha il suo simbolo nella persona del fondatore dei Casalesi: Antonio Bardellino. La figlia di Iovine annuncia l’innocenza del padre ai cronisti affacciandosi dal balcone, ma la verità è una: per la legge è un pericoloso criminale condannato all’ergastolo, mentre latitava, per omicidi e associazione mafiosa nel processo Spartacus in appello e in cassazione, e resosi latitante dopo il blitz contro i casalesi del 1995.

IL BOSS “TRADITO” DAL PANETTONE E IL FRATELLO IN DIVISA
Tantissimi sono gli esponenti delle forze dell’ordine e magistratura che perdono la vita nella lotta alle mafie, mentre la politica non è in grado di dare quegli strumenti che magistratura e sindacati di polizia chiedono: purtroppo però anche quello dei tutori della cosa pubblica è uno spaccato della società civile con conseguenti difetti e pregi.

Infatti l’appoggio, documentato anche da alcune inchieste della magistratura, fornito da esponenti corrotti delle forze dell’ordine ha consentito ai boss di passare la loro latitanza nei luoghi di origine: per controllare il territorio bisogna stare sul posto, nel proprio quartiere generale. Gia nel 2008 il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho dichiarava che probabilmente i latitanti erano in paese. Addirittura si sarebbero fatti anche delle spensierate passeggiate per ostentare il loro potere ed esorcizzare la loro vita “da topi”. Ma era con le macchine dei “Vigili Urbani” locali, in cui il fratello era un “infiltrato” in divisa, che si trasportava la cocaina inizialmente totalmente non tollerata dal clan in questa zona della provincia casertana, ma in questa dipendenza sono caduti poi anche gli stessi boss come Michele Zagaria. Ed è proprio la cocaina che aveva reso poco affidabile il vigile urbano con l’arma revocata, Giuseppe Iovine, tanto che lo aveva relegato al ruolo di messaggero e autista familiare. Il fratello aveva pure un proprio giro di estorsioni, anche per questo era meno affidabile. Nel novembre 2009 viene scoperto un infedele carabiniere di 44 anni, Maurizio Pugliatti, amico del nipote di Iovine, che aveva il compito di fare le “soffiate” per vanificare i blitz. Veniva chiamato in modo dispregiativo “a’ guardia”. Sempre i vigili urbani avrebbero fatto da spola tra bunker e villini in zona e uno nel Lazio, per traghettare il latitante: già nei giorni precedenti c’erano state delle irruzioni delle forze dell’ordine in minibunker della zona riconducibili al mamasantissima, ma non era stato trovato nessuno. Probabilmente per spostarsi in zona, veniva utilizzata anche la figlia 19enne del muratore di Casal di Principe, padrone della villetta abusiva nella cui intercapedine c’era il “loft-tugurio” di questo ambiguo personaggio condannato, come i suoi simili, a vivere le sue sporchissime ricchezze rintanato come una bestiolina.
Il boss, oltre agli accorgimenti come quella di distruggere ogni carta sim utilizzata e l’uso di antenne che annullano le intercettazioni, si confondeva tranquillamente nei suoi spostamenti contando sul fatto che pochi conoscevano la sua attuale faccia e non era certo scortato da “schiere di sicari come nei film” spiegano i magistrati, solo un uomo fidato con se e massima discrezione e tranquillità quando si incontrano le forze dell’ordine: è così che un paio di anni fa scampò alla cattura dopo essere stato realmente identificato solo troppo tardi da due tutori dell’ordine nei pressi di Roma, dove tra l’altro ha posseduto anche la discoteca di quella “Roma da Bere” nei pressi di piazza di Spagna intitolata “Gilda”. Dopo anni di latitanza questo tipo di abitudini e accorgimenti sono scontati.

CATTURATO COME UN TOPO
Sandokan provò invano e con goffaggine a scavalcare con la sua trippa il gigantesco muro che aveva fatto erigere lui stesso per difendersi, come è stato in grado di raccontare in maniera quasi epica Saviano. Stessa fine è toccata il 17 novembre intorno alle 15 e 30 al più esile e agile Iovine che si nascondeva nella villa di Mario Borraca 44 anni muratore senza precedenti penali. C’era un’intercapedine nella villa alla quinta svolta di via Cavour di tre piani, che portava al bunker con confort e collegamento a internet, e sui pc si stanno svolgendo accertamenti ovviamente. Proprio al tetto era diretto O’ ninno per continuare a fuggire nella sua pseudolibertà delirante, dopo che dal televisore collegato con telecamere a circuito chiuso di fianco alla normale tv, aveva visto avvicinarsi le forze dell’ordine: ma fuori dalla finestra, raggiunta faticosamente perché la scala adoperata non era abbastanza alta, non lo aspettano solo i tetti del pomeriggio casalese ma anche gli agenti della squadra mobile di Napoli. Nella villa solo un’arma che non è stata usata per un finale alla “Scarface”, con questi uomini e i loro schiavi che seguono falsi miti neomelodici e cinematografici, ma questo “piccirillo” di mezz’età con modestia e un potere che forse continua si mostra sorridente ai flash…

L’IMPORTANZA DELLE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE E IL PANETTONE
Per arrivare a stringere definitivamente il boss e per eludere la sua rete di protezione è stata fondamentale un’intercettazione telefonica alla famiglia del muratore: l’anomala richiesta di un panettone ha confermato la presenza del boss bel covo. Sembra quantomeno strano che Maroni faccia riferimento, intervistato dai giornali, soprattutto a “cestini dell’immondizia con telecamere e microfoni” ma non alle intercettazioni, quando racconta quelli che definisce “trucchi” delle forze dell’ordine. Uno dei magistrati che vive sotto-scorta, Raffaele Cantone, perché alla guida di importanti indagini contro di essa ha dichiarato intervistato dai tg nazionali: “il merito dell’operazione appartiene alla squadra mobile di Napoli e al coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. L’arresto è stato effettuato grazie alle intercettazioni telefoniche che si confermano uno strumento fondamentale nella lotta alle mafie”.

POLEMICA MARONI-SAVIANO
Prima ancora che venisse arrestato Iovine, durante la puntata di “vieni via con me” per cui è in corso una polemica con Maroni, Saviano dava già la sua risposta sugli arresti dei boss, ribadendo quanto affermato anche in altre circostanze in cui si è parlato di “arresti a orologeria” come quello di Nicchi e Fidanzati: “raccontarci che a ogni blitz è stata sconfitta la mafia, perché magari 50 o 500 della camorra o ndrangheta sono stati arrestati, è un errore: le organizzazioni purtroppo sono l’avanguardia economica del paese…”. Forse è superfluo ricordare che lo scrittore vive sotto scorta proprio dopo le minacce ricevute dai Casalesi: dopo “Gomorra”, lo “sgarro” imperdonabile fu l’invettiva di Saviano dal palco della piazza di Casal di Principe.

IN FOTO DA SOPRA

1)Velate minaccie telefoniche fatte a un cronista campano, mandata in onda da programmi come blunotte e annozzero. La copia originale dell’intercettazione è scomparsa. Sullo sfondo le foto segnaletiche di quando i due giovani boss, Iovine e Zagara, avevano circa venti anni.
FOTO ARRESTO di Sky.it
FOTO SEGNALETICHE Polizia

Paolo Maria Addabbo

3 commenti su “Retroscena e precedenti dell’arresto di “O’ Ninno”: dalle polizie corrotte a Saviano”

    • Perché, chi non sa scrivere della provincia di caserta sa fare il netturbino? Gli operatori ecologici sono ignoranti?

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